Dicono di noi

27/10/2022

Articolo di Pilastro Bologna


01/02/2022

Articolo de Il Resto del Carlino Bologna


11/01/2021

Servizio di Pilastrodocet

Il laboratorio di liuteria

Il Cvs – Centro di Volontariato Sociale, da anni è attivo sul nostro territorio e insegna, a chi ha voglia di imparare un mestiere antico e artigianale, a costruire con il legno viole e violini. Due suoi membri storici e uno dei ragazzi che ha frequentato il corso, ci raccontano meglio come è stato il laboratorio di Pilastro Docet.


30/11/2020

Servizio di TGR Emilia-Romagna


14/11/2020

Articolo de la Repubblica Bologna

Fabbricare violini in un Pilastro da favola

di Luca Baccolini

Quattro tavole armoniche riposano, già sagomate, sui tavoli da lavoro. Tra qualche mese diventeranno un violino e un violoncello. Ma occorre pazienza, perché i nuovi lockdown hanno fermato anche gli irriducibili liutai del Pilastro, l’ultimo avamposto in cui si riuscirebbe a immaginare un laboratorio di liuteria. E invece in via Panzini, nel cuore di un rione che a dispetto della fama nera degli anni ’90 ha sempre tenuti vivi associazionismo e cultura, dal 2010 si fabbricano, lentamente ma senza sosta, violini, viole e violoncelli. Dieci esemplari sono usciti finora dalla porta del Centro Volontariato Sociale. E se il numero sembra esiguo, va subito ricordato che ad armeggiare con scalpelli, lime, carta vetrata e vernici sono ragazzi digiuni di qualsiasi nozione di falegnameria. Anche Domenico Spolzino, volontario in pensione, animatore del laboratorio, ha cominciato così, apprendendo rudimenti di liuteria da Gianni Orsini, liutaio di professione, allievo del leggendario Otello Bignami.

«Ora di violini ne ho costruiti addirittura tre – racconta Spolzino, 68 anni – ma la soddisfazione più grande è vederlo fare ai giovani, molti dei quali stranieri » . Nella classe più recente, infatti, ci sono un eritreo, un afghano, un pachistano e una ragazza italiana. Sono gli ultimi eredi di una piccola generazione di artigiani senza frontiere, forse incuriositi dall’aria esoterica che ispirano le carcasse d’abete e da quella liturgia laboriosa e pignola che occorre per cavarne un suono vivo e lucente. « Per costruire uno di questi strumenti occorrono non meno di 250 ore – racconta Angelo Sammarchi, presidente del Centro di volontariato del Pilastro -. I corsi sono finanziati dalla Comunità Europea col sostegno del Quartiere San Donato-San Vitale presieduto da Simone Borsari. Un tempo avevamo un laboratorio di falegnameria, poi abbiamo fatto un salto di qualità. Qui vicino avevamo anche una sala prove per chi voleva far musica, con ragazzi da ogni parte della città, anche dalla Barca, non per i violini in questo caso, ma per fare rap».

Lo scopo di questa felice utopia non è quello di crescere nuovi Stradivari, ma di curare il tessuto sociale del quartiere. I primi laboratori nacquero per alleggerire l’impatto della dispersione scolastica. Nel tempo sono poi diventati un tratto identitario di quella zona sorta nel 1966 come villaggio “dormitorio” dello Iacp, isolato e separato dalla città, con l’autostrada in mezzo e privo di servizi. «Oggi è tutto un altro mondo», assicurano i volontari. C’è il Dom, la Fattoria Urbana, la Biblioteca ( intitolata a Luigi Spina, leader battagliero del Comitato Inquilini) e soprattutto ci sono persone disposte a dedicarsi gratuitamente alla comunità.

« Sarebbe stato bello se avessero spiegato a Salvini, quando andò a citofonare quella sera, che qui si fanno dei violini», sorride a denti stretti Spolzino, ricordando la triste giornata in cui partì la caccia mediatica al presunto spacciatore del Pilastro. Ma che fine fanno gli strumenti quando sono completati? «Uno l’abbiamo venduto per finanziare il laboratorio, altri girano in prestito per essere suonati dagli studenti. Per curiosità e per passione ne ho portato un esemplare da un liutaio di Cremona, che gli ha riconosciuto la buona qualità » . Il sogno, finite le ultime creature, è allestire un Quartetto in residenza, con un programma di concerti da camera. Una viola e un violino splendono già sul tavolo, freschi di verniciatura. Mancano i loro compagni, ancora addormentati, in attesa di prender forma in questa bottega che sfida i ritmi del tempo e i pregiudizi della storia.